venerdì 21 ottobre 2011

#45 - Rassegnarsi ad andare avanti #1

Torno a casa, ma la tristezza mi assale, piango tutta la notte e l’indomani sono uno straccio e non vado a lavoro. Ma quante cavolo di lacrime può produrre una persona?
Smetto di bere, prima o poi finiranno. Ci sono però tutti i liquidi contenuti nel sangue, negli organi interni, nella pelle, ecco si ...mi disidrato completamente. E poi mi disseccherò e diventerò polvere, qualcuno passerà la scopa.
Ho i crampi allo stomaco, richiama cibo che però non riesco a dargli. Ho pranzato con un bel bicchiere di succo di albicocca. Ah si...non mi faccio mancare niente!
Sta maledetta dieta per il colon non ci voleva, tra la dieta da cibo e quella d’amore sono proprio un fiore. Di carciofo ammuffito, per la precisione.
Giunge il pomeriggio, non ricordo nemmeno com’è passata la giornata, forse distesa sul letto a guardare il soffitto.
Toh ma guarda, c’è una ragnatela sul lampadario, da quando è li? La lascio, mi fa compagnia perfino un povero ragnetto.
Sono le 4, mi faccio forza ed esco a fare due passi, ma quanto caldo fa in padania a luglio? Mi manca il mare, mi manca l’odore della macchia mediterranea, mi manca pure il vento. In questo posto il vento è un lusso 3 volte l’anno. Tutto ristagna. E tu invece avresti necessità di una tormenta, come quando batte il maestrale sul Poetto e la sabbia ti fa uno scrub gratuito e inesorabile. Torni a casa con i granelli tra i denti.
Mi viene in mente che gli aborigeni australiani che vivono nel bush lo fanno sistematicamente, si lasciano ripulire dalla tormenta di vento e dagli insetti. Restano immobili all’interno di una nube di mosche del deserto, braccia aperte e ben distese, non c’è acqua non hanno altra scelta.
Io vorrei invece buttarmi da un grattacielo con una tuta alare, e urlare. Urlare fino a che non ho più l’esofago. Atterrare e dire : salve amici, tutto bene, ho solo sputato il mostro marino che mi divorava.
Scambio due parole con una amica, rientro a casa. Sono seduta sul letto che guardo la foto dei miei nipotini. Come Mosè davanti al Sinai, mi si aprono le nebbie, i neuroni escono dallo stato di panico. Appare un barlume di ordine nell’entropia di questi ultimi 15 giorni. Qualcuno ha acceso una luce in fondo al tunnel, è stato un lampo ma ho finalmente la consapevolezza che devo andare avanti. Cosa sia stato di preciso a dare il via non saprei.
Sono pronta, incredibile! Forse non sono proprio pronta ma mi sembra che è arrivato il momento, almeno per iniziare una rinascita.
Barbagianni puoi volare via, è ora. Autoconsolazione. È il mio fisico che risponde a tutti quei giorni di sofferenza, che son sembrati mesi infiniti.
Il giorno dopo lezione di danza, ci vado mesta mesta, ho l’aspetto di una terremotata senza cibo ne acqua. Ho perso 3kg in 10 giorni. Troppi.
Torno a casa e trovo due chiamate sul cellulare, è lui. Non lo richiamo, se mi vuole si farà risentire.
E io ho deciso che cambio pagina.
Finalmente dormo senza valeriana nè fiori di bach, non par vero. Di quella notte ricordo solo che ho sognato tantissimo, persone della mia infanzia, mio nonno alle prese con la vigna, mia nonna che mi dondola sulle ginocchia.
L’atto riparatorio della mente.

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