domenica 9 ottobre 2011

#23 - gabbie


Ad agosto uno strano episodio di eclissamento. Sparisce per un paio di giorni e al telefono è assai strano. Ci sto malissimo, mi sento sola e ho lo stomaco chiuso. Non capisco questo comportamento. Lo chiamo per dirgli che cosi non va, se vuole stare con me deve aprire la porta, altrimenti è meglio non vedersi più.
I recinti non servono in questo caso, se mi accorgo che metti dei paletti che non posso assolutamente superare mi ritiro in buon ordine.
E con la faccina da mon cicci mi guarda e dice: no no, scusa, è stato solo un momento, sono convinto!
Ma tu sei sicuro che vuoi che stiamo insieme?
Si, certo! Quando non sto bene mi eclisso. Mi spiace.
Ok, ti credo. Quindi torno a casa con il cuore sereno.

Gianna Schelotto scrive: tutte le riserve fisiche e psichiche che impegniamo nel tenere lontana la pur minima sofferenza richiedono costi elevatissimi, persino più rischiosi delle malattie dalle quali ci dovrebbero difendere.

Ecco qua mi pare di rivedere te.
È come se allungassi la mano da dietro una grata dietro la quale ti sei volutamente messo, le cose sono vicine ma le hai rese irraggiungibili. La vita è una sola e le tue risorse le usi solo per fare la manutenzione delle sbarre.

Povera me...non ho voluto capire, nonostante lo conosca molto bene, che si tratta delle prime avvisaglie. Il sentimento mi ottenebra la mente.
Ma perché se uno sta bene con te non vuole vederti nei momenti in cui è triste? Perchè ti esclude?
Mi metto comunque all’opera per risvegliare il buono che è sepolto, e una sera decido di dedicarla al suo benessere. Massaggio caldo e coccole. Cade in catalessi, dorme sereno, non si muove nemmeno…e si risveglia l’indomani.
Non ho mantenuto la promessa, sto di nuovo facendo l’infermiera.
Chi si occuperà di me? In quei momenti non era un problema, non era nemmeno una priorità.

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