Siamo a Venezia, la tua città preferita. Non ero mai stata al lido, mi son sempre fermata a piazza san Marco. Arriviamo in scooter, prendiamo il ferry e passiamo sul canal grande.
Una bella giornata di aprile.
Tu che mi racconti di Vivaldi, il tuo preferito, che suonava in chiesa e dirigeva un orchestra di ragazze.
La musica eccezionale è quella degli Ospedali dove le "putte" cantano come gli angeli e suonano il violino, l'organo, l'oboe, il violoncello, il fagotto; insomma non c'è strumento che le spaventi.
E parli del perchè smise di celebrare messa. Non sapevo nemmeno che Vivaldi fosse un prete!
Arriviamo a Pellestrina, ma purtroppo è un disastro in questo periodo, il mare ha riportato tutti i regalini lasciati dai turisti e locali. Uno spettacolo desolante.
Qualcuno ha pensato bene di creare un opera d’arte moderna col resto di una cyclette e uno schermo tv. I rifiuti sono dovunque. Piccole reti di plastica ricoprono la spiaggia.
Un gruppo di adolescenti è sulla banchina che canta, sono addossati ad una barca per proteggersi dal freddo.
Anche i nani da giardino non mancano. Quanto abbiamo riso! Una fila di case tutte corredate da nanetti terrificanti.
Pranziamo vicino al mare, mi ricorda casa. Quando sei vicino all'acqua stai meglio anche tu.
Il rientro sul ferry, rimaniamo abbracciati a guardare le luci di Venezia, ma perchè dobbiamo tornare a casa?
I tuoi occhi per qualche attimo sono collegati all’anima. Mi guardi con tenerezza e dici che vorresti venire a vivere qui, ti piace l’aria un pò decadente, i palazzi barocchi, il rumore delle barche.
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