Ho aperto questo blog un anno e mezzo fa per anestetizzare un lutto che mi stava scavando l'anima.
Il titolo l'ho scelto pensando che la scrittura mi avrebbe aiutato a dimenticare.
Non avevo mai scritto una riga sulla vita mia, giusto qualche sterile relazione tecnica o tesine d'esame.
Spogliarmi davanti ad una platea di sconosciuti e non, denudarmi delle corazze in forma anonima, per i più, ho ritenuto fosse un buon metodo per spezzare alcune catene. Pure quella di lasciarmi alle spalle il famigerato Barbagianni.
La realtà è che il merda è caduto in un buco spazio-temporale e non è più un disturbo da molto tempo, quando lo incontro automaticamente mi parte l'augurio di una dissenteria biennale, ma è solo per una mera questione di trapasso.
A parte questo oggi pensavo a come reagisco di fronte ai distacchi.
Mi separo volontariamente e sistematicamente dalle cose, dalle persone, dai luoghi per non sentirne la mancanza quando queste decideranno di lasciare me.
Mi porto dentro la triste consapevolezza che se ne andranno tutti, non rimane nessuno per sempre, perfino il gatto ha deciso di morire di infarto esalando l'ultimo respiro tra le braccia di mia madre.
Torno in quella che sento casa mia e replico ogni volta quel che mi pare un distacco del cuore, lo sento agitarsi nel petto come l'aereo comincia il rollio.
Il vuoto che mi lascia il tornare e dover ripartire è tale che spesso preferisco non partire nemmeno.
Non guardo nemmeno dal finestrino, per non farmi portare via dallo scintillio del mare.
Il vuoto che mi lascia il tornare e dover ripartire è tale che spesso preferisco non partire nemmeno.
Non guardo nemmeno dal finestrino, per non farmi portare via dallo scintillio del mare.
"Il vuoto che mi lascia il tornare e dover ripartire è tale che spesso preferisco non partire nemmeno."
RispondiEliminaecco, è precisamente questo che ho sempre cercato di spiegare a chi di dovere, per certe mie cose. ecco sì sì.
e nemmeno il finestrino.