giovedì 21 marzo 2013

gabbie

Sentirsi quasi in gabbia nonostante niente dica che ci stai per entrare.
Passi la vita a rincorrere chi ti sfugge, a guardare dentro gli abissi altrui, per non avere poi il problema di stare veramente in una relazione e, nel momento che sei tu quella inseguita, la prima cosa che fai è farti venire voglia di partire per Giove. 
E ma non è che può funzionare sempre.

Ma ti senti come se ti cavassero l'aria, vedi passare davanti agli occhi tutte le cose che hai costruito fino a quel momento e senti che stanno fuggendo via. E manco ti salutano.
Niente, non c'è niente, nessun segnale, nessun indizio che ti porti a pensare che sarai schiava di una relazione e magari dipendente da suo respiro, ma tant'è.
E non conta quanto lo ami, se lo ami abbastanza o no. Tutto ciò va ben oltre. 
Ti ricordi perfettamente quel giorno di 35 anni fa quando promettesti a te stessa che mai e poi mai tu saresti stata dipendente da un uomo, in nessun caso, per nessun buon motivo.
Nemmeno per amore.
Tu saresti stata meglio, indipendente e fiera, tu il maschio lo avresti sostituito perchè tu da sola ti saresti bastata alla grande.
Che poi l'unica cosa che non sai fare sono i lavori in muratura e le saldature a filo, altrimenti manco per quello ti sarebbero serviti sti maschi, e sfortuna vuole che non riesci a farne a meno per quella cosa meravigliosa che è il sesso.
E le donne manco ti aggradano, altrimenti la soluzione l'avresti trovata anni fa.


Ma oramai il Re è nudo ed è il caso di far qualcosa. Ora.


 

 

lunedì 18 marzo 2013

tardive osservazioni sulle dimissioni di BXVI

Il caro Ratzi s'è levato dalle palle. Permettetemi quest'uscita da portuale. 
Il gesto eclatante del capo della chiesa cattolica, quella creatrice di menti sottomesse e dedite alla coltivazione del senso di colpa, ha un significato notevole (per quanto mi riguarda ovviamente).
Colui che avrebbe dovuto portare la croce fino allo spasimo, fino all'esalazione dell'ultimo respiro ha detto stop.
E dunque, se pure chi avrebbe dovuto erigersi ad 'estremo accudente dei mali del mondo' , sposato al suo dio e alla chiesa tutta, lascia l'incarico perchè raggiunti consapevoli limiti fisici e mentali, si può sapere perchè dobbiamo noi rimanere incastrati in matrimoni/relazioni infelici, fino alla morte?
Il senso di colpa è un' arma affilatissima, ti rende schiavo e manipolabile. 
La chiesa cattolica alimenta alla grande il senso di colpa, ti induce a pensare che ciò che fai fuori dalla regola, è certamente opera del tuo essere maligno, per cui vai corretto immediatamente e riportato nei ranghi. Quindi urge ammissione della colpa e ovviamente umiltà nel chiedere perdono. Pena il fuoco dell'inferno.
Quest'uomo invece ha deciso di svincolarsi dal giogo il quale lui stesso ha contribuito a fomentare, e optare per il suo benessere personale. Contravvenendo alla regola a cui era stato destinato dal suo dio, ovvero la totale abnegazione per quel che la chiesa ritiene il compito assoluto.
Liberarsi dal senso di colpa evitando la sottomissione per la causa, svincolandosi dal giogo della 'missione' ultima che deve essere portata a compimento qualsiasi cosa accada è di vitale importanza.
Questo è quello che cerca di insegnarti qualunque psicologo degno di questo nome.
Ora, se Ratzi ha compiuto un gesto di umiltà, uscendo dalla presunzione che hanno tutti gli accudenti, ovvero, di riuscire a salvare il derelitto/il mostro/lo stronzebete a qualsiasi costo, perchè non fate tutti voi eminenti uomini di chiesa un passo indietro e la finite di rompere le palle alle persone che divorziano?
Del resto vi potete spretare senza tanti clamori, mi pare un divorzio pure questo, o no??
In generale, a parte la questione matrimoni, mi pare evidente che vivere costantemente circondati dall'alone del senso di colpa sia deleterio per la propria crescita personale.
Non ti rende libero. Libero di scegliere, libero di pensare.

giovedì 7 marzo 2013

morali cattoliche

Di certe imposizioni ne avevo piene le tasche fin da bambina, quando ritenevo ridicolo dover pregare qualcosa che manco aveva la decenza di  palesarsi. In nessuna forma.
Qualcuno obietterà parlandomi di fede, ma da quando devo essere costretta ad aver fede? E sopratutto perchè devo avere una fede cattolica?
Da quando devo per forza credere che esista un essere superiore che decida per me il mio destino e mi fa vivere una vita di merda piuttosto che una felice?
Da quando quest'entità è padrona del mio destino imponendomi, in quanto signorina per bene, di non uscire MAI dallo schema prestabilito e fissato da una rigida educazione?
Quella signorina per bene per quale motivo deve sopportare nefandezze e andare avanti per mantenere il decoro familiare, poichè l'immagine viene prima di tutto?
Quando ho azzardato una fuga dallo schema imposto sono stata inseguita e aspersa di acqua santa, non si poteva assolutamente tollerare un uscita fuori dal coro.
Quello che ti vien detto è: il problema è dentro di te, per cui lo DEVI risolvere. Ovviamente rientrando immediatamente nello schema prestabilito, chiedendo umilmente scusa per l'indecenza.
No, cazzo! Non ci sto più. Il problema siete voi che ci avete inculcato una morale dannosa, quella della donna che deve sottostare a qualsiasi schifezza per salvare un cazzo di matrimonio, o sarebbe meglio dire le apparenze di un matrimonio.
Tutt'ora se esco dai canoni di signorina educata sento un disagio profondo, come se dentro di me non fosse assolutamente tollerata una disruzione dal binario.
Tutt'ora vengo taciata di snobbismo e acidume poichè non abbasso le pretese per trovare un uomo che mi aggradi. Dovrei trovarne uno che sposi, come si conviene ad una donna di 40 anni. 
Se sei single a 40 anni devi per forza essere una fallita sentimentale, quindi il problema è sempre dentro di te. 
NO. Il problema è che in giro c'è tanta merda che io NON intendo portarmela a casa.
Il problema non sono io, siete voi conniventi con ste morali cattoliche imperanti che fate credere che la vostra sia l'unica verità.
E' un problema culturale, di base. Non ci viene nemmeno fornita un alternativa. Chi si ribella va demolito.

Detto in maniera spiccia: mi avete nebulizzato i cabasisi.





lunedì 4 marzo 2013

Quell'uomo

Quell'uomo,sì.
Quello che sta dietro l'ingegnere, l'informatico e l'esperto di vino. 
Quell'uomo, quello che non si esprime mai del tutto, 
che nutre fastidio quando legge di se perchè vedersi messo a nudo lo rende vulnerabile e raggiungibile.
Quell'uomo che è stato capace di accendere un fuoco a parole, che ogni suo 'si' mi trapassava la carne.
Sì, quell'uomo.

venerdì 1 marzo 2013

se d'amor si tratta

Ah ma m'ami, dici sul serio?
io non lo sento più, a onor del vero.
Piuttosto dimmi
se d'amor si tratta
perche ti duole?